Caorso: scorie e storie

italia dei valori
di Andrea Fossati

Nel giugno 2011 furono celebrati quattro referendum dove milioni e milioni d’italiani scelsero di votare altrettanti sì per un’Italia diversa e migliore: libera dal nucleare, da speculazioni sull’acqua, ove la legge è uguale per tutti. Referendum che poterono essere celebrati perché durante l’inverno precedente i militanti dell’Idv in solitudine raccolsero le centinaia di migliaia di firme necessarie.
Sulla questione nucleare in particolare, nonostante l’esito favorevole della consultazione, è bene sapere che per centinaia di anni avremo a che fare giocoforza con scorie radioattive che lasceremo in eredità alla future generazioni.
Entro il 2013, anche per evitare il rischio di infrazioni comunitaria, Sogin dovrà però redigere una mappatura dei siti più sicuri e idonei ad ospitare materiale radioattivo. Si prevede che tale deposito sarà adibito a contenere circa 80 mila metri cubi di scorie a media e bassa attività e 13 metri cubi ad alta intensità, provenienti da prodotti di ricerca, sanità e industria. L’investimento complessivo ammonterà a circa 2,5 miliardi di euro.
Del tema si è ampiamente dibattuto nel Consiglio Provinciale in cui, grazie ad un emendamento del Consigliere Idv, Gazzola, la Provincia di Piacenza ha espresso all’unanimità “l’assoluta contrarietà alla realizzazione nel territorio piacentino di un deposito di rifiuti nucleari sia temporaneo che definitivo”. Dichiarazioni che fanno il paio con quelle della Regione Emilia-Romagna che si è già detta indisponibile a più riprese ad ospitare qualsivoglia deposito. Un passaggio di estrema importanza considerato che, a sentire il Ministro Passera, difficilmente i Comuni/Province già sedi d’impianti nucleari sapranno resistere alle prospettive offerte in cambio. Non vorremmo mai che un governo che non si decide a lasciare l’Afghanistan ma è pronto ad abbandonare i suoi presidi sul territorio decidesse di gettare i rifiuti nucleari dell’Italia intera nella “pattumiera” di Caorso.

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